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Intervista per Volontariamo a Dario Sonetti

di Nadia Luppi nadia.luppi@gmail.com CSV - Modena

Si è concluso da pochi giorni il Summit di Copenhagen che avrebbe dovuto portare le delegazioni dei vari Stati a firmare un accordo vincolante per l'implementazione di azioni volte a contrastare il cambiamento climatico e le sue conseguenze.

Delle delusioni e delle speranze che ha portato il Summit abbiamo parlato con il Prof. Dario Sonetti, docente presso la Facoltà di Bioscienze e Biotecnologie dell'Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore responsabile di "Foreste per Sempre", il settore di cooperazione internazionale delle Gev (Guardie ecologiche volontarie). I vent'anni di impegno dell'associazione nella tutela dell'ambiente in diversi ambiti quali l'educazione ambientale, la protezione civile, i progetti di salvaguardia delle foreste e della biodiversità nell'ambito della cooperazione internazionale sono stati celebrati e raccontati nel volume Gev-Modena: immagini e testimonianze", edito da Artestampa e distribuito anche in libreria.

Il Prof. Sonetti è stato uno dei delegati accreditati come osservatore per le Organizzazioni non governative che ha avuto la possibilità effettiva di partecipare e presenziare al summit di Copenhagen e scambiare dati, pareri, opinioni, punti di vista con i delegati di tante altre associazioni e Istituzioni di tutto il mondo. Gli abbiamo posto alcune domande:

Uno sguardo ai risultati: a che punto siamo dopo il Summit di Copenhagen?

Rispetto alle aspettative condivise è indubbio che questo summit non abbia portato ai risultati sperati: non è stato redatto, come accadde invece a Kyoto, alcun documento vincolante in materia di riduzione di gas serra e protezione del patrimonio forestale.

D'altra parte bisogna considerare che il Protocollo di Kyoto venne firmato da quei Paesi che insieme erano responsabili del 35% delle emissioni mentre a Copenhagen si sono ritrovati quei Paesi che insieme producono il 95-98% delle emissioni. Sull'onda delle preoccupazioni espresse da Paesi africani nei quali persiste un allarme desertificazione e dalle Nazioni del Pacifico che temono di scomparire nell'oceano, è stata riconosciuta all'unanimità da tutte le delegazioni presenti nella capitale danese l'urgenza di impegnarsi per contrastare il cambiamento climatico e i fenomeni sempre più catastrofici ad esso correlati. Il problema è che il clima non è una questione a sé stante, ma ha a che fare con equilibri economici e politici globali e complessi e con una serie di fattori che vanno ben al di là dell'aspetto strettamente ecologico e ambientale. In altre parole è necessario considerare che ci sono contesti molto diversi tra loro e alcune economie emergenti - per primi i paesi in via di sviluppo - rischiano di subire certe decisioni senza trarne alcun giovamento.

Per portare avanti le trattative si è deciso di organizzare un nuovo summit per la prossima estate a Bonn per arrivare all'appuntamento di Città del Messico pronti ad agire. Crede che si possa ancora sperare in una azione decisa dei Grandi della Terra per contrastare l'emergenza climatica?

Si, la speranza esiste, e risiede a mio parere nella mobilitazione della società civile che è stata la grande protagonista dei tredici giorni di Copenhagen. In questa occasione è emersa con decisione la volontà delle persone, delle comunità, delle organizzazioni di non delegare più solo ai leader politici la cura e la tutela dell'ambiente. Si è finalmente compreso come questioni globali come quella climatica e ambientale non possano essere appannaggio dei soli giochi di potere economici e politici. Il cambiamento climatico è un problema di tutti, e i fenomeni sempre più gravi connessi all'inquinamento globale sono evidenti a chiunque. Sempre più persone si interessano di queste problematiche, e credo che ci siano tutti i presupposti perché questi temi divengano prioritari per la maggioranza della popolazione mondiale. E' chiaro che quando ciò accadrà, anche i leader politici dovranno prenderne atto e adeguarsi. Tuttavia continuo a chiedermi se quando questa dinamica porterà ad azioni concrete, non sarà già troppo tardi.

Rispetto alla crescita di una coscienza civile a cui accennava ora a livello globale, qual è la situazione italiana?

Anche nel nostro Paese sta pian piano maturando una consapevolezza collettiva dell'importanza di tematiche come quella ambientale. Si stanno diffondendo in molte aree della penisola osservatori territoriali che monitorano i livelli di inquinamento e denunciano per esempio uno stato di eccessiva cementificazione del territorio a discapito di attività sostenibili. Si lavora sempre di più in rete, condividendo azioni e campagne di comunicazione e sensibilizzazione nate localmente poi condivise a livello nazionale e oltre.

Noto con speranza che anche tra i giovani si sta diffondendo una certa consapevolezza e una volontà di far sentire la propria voce e fanno ben sperare quei comportamenti virtuosi e stili di consumo sostenibile come ad esempio quelli messi in campo dai gruppi d'acquisto solidale e da molti altri tipi di organizzazioni per un consumo responsabile. Resto preoccupato però perché i media e la società in generale sembrano dominati da una concezione tutta materiale del benessere, che individua il suo senso nel consumo acritico di beni concreti e che ci porterà quasi inevitabilmente al collasso se continuerà in questi termini.

Spesso di fronte a fenomeni di così ampia portata come le catastrofi "naturali", il cambiamento climatico, l'emergenza ambientale ci si trova spaesati ed è facile sentirsi impotenti di fronte ad equilibri internazionali che sembrano ben più grandi di noi. Come cambiare le cose?

Da un lato è innegabile che esistano dinamiche globali molto più grandi di noi sulle quali possiamo agire solo in parte attraverso un lavoro costante di lobby e di advocacy. Ma sarebbe sbagliato, fuorviante e controproducente sentirsi esonerati dal dover fare qualcosa. Coi nostri comportamenti noi possiamo influire sullo stato di cose. Per questo noi Gev nella nostra attività di educazione ambientale rivolta ad adulti e soprattutto ai giovani cerchiamo proprio di sensibilizzare le persone e responsabilizzarle. Se ci informiamo, se aumentiamo la nostra capacità critica, possiamo scegliere più consapevolmente e distinguere i comportamenti virtuosi dalle azioni scorrette e insostenibili. La fonte di documentazione più ricca è senza dubbio la rete, ma esistono un po' ovunque associazioni e organizzazioni a cui ci si può rivolgere per avere informazioni e aiuto.

Per informazioni:

Gev Modena - Foreste per Sempre

Email: info@forestepersempre.org

Telefono e Fax +39-059-4270723

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