Riflessioni dalla foresta

Scrivo da un osservatorio “privilegiato”, la Stazione Biologica Meteoclimatica “Italia Costa Rica” nel bel mezzo di una Riserva Naturale, la Karen Mogensen che si trova nel Paese Centroamericano appena citato. Sono qui relegato a presidio della struttura scientifica dopo che tutti i dipendenti della Riserva sono stati mandati a casa per l’impossibilità di poter dar loro un salario, causa il crollo del mercato turistico, principale fonte di ingressi per questo piccolo ma unico Paese. Purtroppo la pandemia è arrivata anche qui, portata, sembra, da alcuni turisti nordamericani ma fino ad ora il numero di contagiati non supera qualche centinaio (416 al 3 aprile 2020) con un accrescimento fino ad ora moderato mentre il numero dei decessi per il virus ad oggi ammonta a due, entrambe persone 87enni già con fattori di rischio pregressi.

Il Paese si è mosso per tempo e con una apparente buona efficienza, la gente è stata allertata molto prima della comparsa del caso zero e ad oggi, il sistema sanitario, tra l’altro, ha approntato in tempi brevissimi una struttura specializzata per accogliere fino a 88 casi gravi ma al momento vi è solo un ricoverato. Norme severe sono però state imposte da subito alla popolazione e da qui i maggiori problemi economici e sociali che ne sono derivati. Dopo un primo momento di sbandamento psicologico la popolazione è entrata nell’idea di dover rimanere reclusa in casa “con spirito solidale” anche se qui come si può immaginare, la gente è abituata a vivere molto all’aperto. Persino i Parchi Nazionali e le Riserve sono state chiuse ed è vietato l’accesso anche alle spiagge se pur qui non hanno niente a che fare con gli arenili superaffollati delle nostre coste. Possiamo quindi arrivare con queste premesse a qualche termine comparativo per spiegare una differenza tra la gravità di ciò che sta succedendo in Italia e il relativo contenimento dell’epidemia in Costa Rica.

1. Sicuramente la popolazione non numerosa nel piccolo paese centroamericano, è maggiormente concentrata solo in alcune città e questo già offre statisticamente una minore occasione di contatti e di contagio; 2. il fattore climatico credo abbia il suo peso come è stato già indicato. In questi giorni, qui di piena estate, siamo arrivati a superare i 36°C con alti tassi di umidità e queste sembrano siano condizioni che non favoriscono la sopravvivenza a lungo del virus nell’ambiente aperto; 3. a parte il traffico veicolare su alcune delle arterie più importanti e nei più grossi centri cittadini, si respira per il resto del Paese un’aria con parametri di alta qualità, sia perché non vi sono grandi industrie contaminanti, sia, punto 4., perché quasi il 50% del Paese è ricoperto da foreste che riescono a mantenere l’intero ecosistema nazionale in equilibrio e quindi più sano ed in grado di fornire costantemente i relativi servizi ambientali di salubrità per l’uomo. Sono dati recenti quelli che indicano che un sistema naturale mantenuto il più possibile integro è in grado di controllare le zoonosi, cioè il famoso “spillover” ovvero il passaggio da una specie ad un’altra e quindi all’uomo, di possibili agenti patogeni.

5. Ultimo punto ma non meno importante, la popolazione costaricense, almeno quella che vive per la maggioranza fuori dalle città, ha costumi di vita in genere salutari, una dieta ricca di antiossidanti naturali, una buona attività fisica e ritmi di vita meno stressanti, a parte una speciale attitudine a confrontare le difficoltà con un sorriso che qui, non per niente viene indicata come “Pura Vida”. Vorrei ricordare che la penisola di Nicoya dove attualmente mi trovo, è considerata un “hotspot” di longevità a livello mondiale. La componente genetica ereditaria ha la sua importanza a mantenere in salute ma solo se è corroborata da un adeguato comportamento virtuoso.

Date queste premesse che possono servire già ad indicare delle importanti predisposizioni, mi pare che ciò che si sta vivendo nel nostro Paese sia il risultato di una convergenza di più fattori perniciosi che hanno creato la cosiddetta “tempesta perfetta”. Quella appunto che si è abbattuta particolarmente sulla popolazione del Nord Italia, Regione Lombardia in testa.

Come biologo vorrei mettere al centro della questione il sistema immunitario, ovvero quelle difese dell’organismo del cui lavoro non ci rendiamo neppure conto fino a quando stiamo bene. È un vero e proprio esercito specializzato contro i nostri nemici invisibili, quelli microscopici che i nostri sensi non possono identificare e per questo chiamato anche sistema di difesa non cognitivo.

Come tutti gli eserciti, per svolgere al meglio il proprio mestiere, deve lavorare ben addestrato, ben approvvigionato, con un sistema di comunicazione efficientissimo che non lo possa ingannare ed in condizioni ambientali e psicologiche (sì, anche psicologiche!) ottimali.

Se andiamo a vedere, queste condizioni sono sufficientemente antitetiche alla maggioranza delle condizioni e degli stili di vita dell’uomo moderno, soprattutto nelle grandi aree antropizzate e industrializzate dove si applica un concetto di benessere che mette a dura prova il nostro povero esercito che peraltro riesce a fare ugualmente dei miracoli. Ma se poi arriva un nemico nuovo e subdolo, è ovviamente più facile che le nostre truppe già un po' scalcagnate siano sbaragliate. Io credo che sia, se pur detto per metafore, quello che sta succedendo. Una battaglia biologica deve prima di tutto essere combattuta sostenendo le armi biologiche che già abbiamo ed in termini soprattutto di prevenzione, sennò i mezzi tecnologici ed ipertecnologici verranno solo a mettere delle toppe provvisorie dove le falle ai sistemi “individuo” e “collettività” le abbiamo proditoriamente causate noi stessi. Chi vuole intendere intenda, ma non sono molto ottimista.

Vorrei concludere con una “stupefacente”, si fa per dire, nota positiva rilevabile in questi giorni a tutte le latitudini, quasi un tamtam che va da un continente all’altro, da un giardino cittadino ad una foresta: dove l’uomo, volente o nolente, si sta ritirando o dove al momento è temporaneamente assente, ricompaiono gli animali, non a prendersi i nostri spazi ma semplicemente a recuperare i loro!

Di chi è allora questo unico meraviglioso pianeta? 

Prof. Dario Sonetti

Direttore Scientifico Stazione di Ricerche Bioclimatiche “Italia Costa Rica”

Reserva Natural de Vida Silvestre Karen Mogensen, Costa Rica

3 aprile 2020

dario.sonetti@unimore.it

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